Shownotes
La crisi del settore del vino è anche crisi delle competenze. Continuare a ripetere lo stesso lavoro, con le stesse competenze e nello stesso modo, mentre il mercato è stato cambiato appunto dalla crisi, è il rischio maggiore in cui si può incorrere come imprenditore o professionista di un settore. L’ho visto con l’editoria e lo sto vedendo nel vino.
Si dice che la crisi stia passando e che il vino italiano abbia buone opportunità, che alcuni condizioni economiche sono diventate favorevoli. Ma come si integrano le tradizionali competenze con quelle nuove, richieste appunto dal mercato cambiato dalla crisi? Quali sono le competenze aggiornate per chi lavora nel mondo del vino? Chi sta soffrendo di più una carenza di competenze a fronte delle nuove sfide?
Massimo Bertamini, coordinatore del Dipartimento istruzione post secondaria e universitaria della Fondazione Mach non ha dubbi.
Adesso che il dollaro ci aiuta e che alcuni mercati internazionali stanno crescendo occorre saper cogliere le opportunità. Non possiamo star fermi. Dove è il problema più grande? Nelle figure che devono gestire direttamente l’azienda e farla uscire dalla stagnazione. Accade spesso nelle piccole aziende che fanno grande qualità del vino ma sono carenti nelle competenze manageriali.
Fondazione Mach a San Michele all’Adige (Trento) è uno dei riferimenti – in Italia e non solo – per ricerca, formazione e trasferimento tecnologico in enologia e viticoltura. Un’organizzazione che risale al 1874 ed è fondazione dal 2005, conta oggi circa 700 dipendenti e nel 2015 ha 1200 studenti iscritti ai vari corsi.
Nell’intervista a Bertamini, che puoi ascoltare in questo post, si parla tra l’altro di:
- Cosa si intende per competenza nel settore del vino: capacità di affrontare un problema o un’opportunità con informazioni non sempre sufficienti, sapere dove trovare informazioni che non si hanno attraverso una rete di contatti e saper sperimentare.
- Quali tipi di competenze si possono avere nel settore del vino e quale differenza esiste tra un enotecnico (un “enotecnico 2.0”) e un enologo: il primo è necessariamente operativo, ci mette le mani, affronta i problemi in prima persona.
- Come si integrano, per esempio nella vendemmia, la formazione accademica e la pratica.
- Sempre di più nel settore del vino arrivano lavoratori e studenti da altri percorsi, con competenze pregresse e non necessariamente dalle aziende del campo ma magari con alle spalle un percorso universitario o post universitario da facoltà come Economia e commercio o Scienza della comunicazione. E questo è ovviamente un bene ma la complessità e lo specifico del mondo del vino impone che si debbano integrare le competenze acquisite con aspetti specifici del settore, culturali, tradizionali, legati ai territori.
- Perché la questione delle competenze è strettamente legata alla crisi del settore, da quella di iperproduzione del 2004 a quella economica poi, e perché adesso occorre cogliere l’opportunità di uscire dalla crisi.
- Perché tra le nuove competenze di successo per il vino c’è il Wine Export Manager.
- Perché il problema più grave è quello manageriale che riguarda le figure che devono gestire direttamente l’azienda e farle uscire dalla stagnazione. Accade spesso nelle piccole aziende che fanno grande qualità ma sono carenti nella capacità di amministrare: anche un piccolo business è diventato più complesso.
Ascolta l’intervista a Massimo Bertamini.