Ci siamo sempre occupati con grande cura del prodotto: il vino. Ci siamo occupati un po’ meno di venderlo. Soprattutto le aziende piccole e medie – la grande parte del nostro sistema vino, presidio della varietà e spesso dell’eccellenza qualitativa del nostro patrimonio – hanno investito e continuano a investire gran parte dell’attenzione nella progettazione e nella produzione del vino.
Ma in un mondo in cui il marketing e la capacità relazione sono sempre più fattori di successo si può essere, o diventare, “vignaiolo e comunicatore”? Si può con una mano portare avanti una storia magari secolare continuando ad impegnarsi al massimo nella produzione del proprio vino e con l’altra mano sfruttare i nuovi canali di comunicazione e i social network vedendo crescere la propria soddisfazione, il proprio valore, le proprie vendite.
Per Gianluca Morino di Cascina Garitina, uno degli alfieri della Barbera d’Asti e del Nizza e uno dei migliori esempi di “vignaiolo-comunicatore”, campione su twitter, la risposta è scontata.
Dai social network arriva il 60% del mio fatturato e ho un +120% di visite in cantina.
Come si fa con twitter a trovare importatori dall’altra parte del mondo.
Perché l’uso dei social network genera un grande vantaggio e può diventare un valore del nostro vino, decisivo verso distributori, ristoratori e clienti finali, in Italia e all’estero.
Come è possibile fare queste cose da solo, continuando a cimare, coltivare, vendemmiare, ….
Perché sui social network è sbagliato parlare soprattutto del proprio vino e di che cosa invece bisogna parlare per essere efficaci.
Come è possibile usare Facebook in modo diverso, per esempio sul territorio e “nei paesi ex Unione Sovietica”.
Come usano Instagram i turisti stranieri che visitano le cantine in Italia e perché è tanto importante postare fotografie.
Perché i vignaioli non devono temere non devono temere i commenti delle persone sui social network e devono invece con orgoglio comunicare chi sono e quello che stanno facendo.