Shownotes
La stragrande maggioranza dei consumatori di vino non è un sommelier, non è un enologo o un tecnico, non comprende le note di degustazione, non conosce i vitigni, le provenienze, i metodi di vinificazione.
Come si racconta un vino a questo grande bacino di consumatori senza usare il linguaggio tecnico del settore? Con quali storie, parole, immagini? Per migliorare la nostra comunicazione utile e non sbagliare come occorre rivolgersi ai giornalisti che devono parlare appunto a questo pubblico di non iniziati?
Ecco cosa ne pensa Umberto Gambino, giornalista RAI e grande esperto di vini.
C’è un modo radical-chic e astratto di parlare di vino in cui usiamo le note di degustazione: faremo un discorso per pochi e allontaneremo il potenziale consumatore. Bisogna aiutare le persone ad essere consapevoli di cosa bevono: parliamo meno del vino sotto il profilo tecnico e più di quello che c’è dietro.
Gambino lavora in RAI al TG2 da vent’anni ma è anche sommelier master class AIS, giurato in concorsi enologici nazionali ed internazionali, coordinatore regionale della guida Vinibuoni d’Italia Touring e fondatore del web magazine di reportage sull’enogastronomia Wining.it.
Ascoltando l’intervista audio a Gambino potrai approfondire dieci cose da fare o da sapere sul raccontare il vino senza usare le note di degustazione. Tra l’altro:
- Raccontare chi fa il vino, la sua storia, perché ha deciso di farlo e come lo fa.
- Farsi un bagno di umiltà: in Italia esistono solo 4-5 guru e tutti gli altri sono comunicatori del vino proprio o altrui: mettersi al servizio di chi si ha davanti, di chi legge o ascolta.
- Una collezione di premi non è una notizia. La riscoperta di un vitigno autoctono, il ritorno alla coltivazione della vigna in un’area, un vino mai prodotto prima: queste sono notizie.
- Non mandare email e comunicati stampa a tappeto a 100 giornalisti raccolti tra blogger, giornalisti stampa, giornalisti tv. Non serve a niente. Differenziare la comunicazione a seconda del tipo di media a cui è rivolta.
- Alle conferenze stampa portare le persone giuste, non cominciare con una parata di presidenti di consorzio e politici, assicurarsi di avere i produttori di vino giusti, quelli che davvero lavorano in cantina.
- Il “vino-vip” non è interessante da comunicare. Ci sono persone che hanno tanta liquidità da parte e per moda o capriccio comprano una tenuta, hanno il migliore enologo e pretendono di fare subito grandi vini. Ma quale è la storia? Hanno mai raccolto un grappolo d’va? Cosa fanno in cantina?
- Il web è oggi il mezzo di comunicazione più importante. Molti hanno un sito internet ma il 90% dei produttori non usa bene internet. Ci sono siti abbandonati o che hanno cambiato indirizzo, non aggiornati, schede dei vini vecchie, vini che intanto hanno cambiato nome, email fuori uso…
- Sapersi raccontare anche sul web non è da tutti. Ci sono aziende che hanno assi nella manica nei “produttori- personaggi”, per gli altri è più difficile.
- Comunicare di più con le immagini su Instagram e Facebook ma attenti a non omologarsi: le colline, le vigne, le bottiglie sono un po’ tutte uguali.
- Avviso ai comunicatori: non parlare mai male di un vino. Giornalisti, blogger o appassionati: mai affrontare in modo snob il mondo del vino. Abbiate rispetto per il lavoro e per la fragilità di questo mondo.
Tu come racconti un vino? Quale linguaggio usi per comunicare, fare marketing o vendere un vino? Ti capita di avere problemi con la persona che hai davanti, con quello che è in grado di capire del vino o della storia che devi raccontare?
Ascolta l’intervista audio di Umberto Gambino e fammi sapere che ne pensi.